La storia

Chiesa di Santa Maria di Loreto al Barcaglione

Come risulta da un documento presso la biblioteca dei Frati Minori a Falconara

“Memorie riguardanti la Chiesa di Barcaglione sotto il titolo della Beatissima Vergine Maria di Loreto”, territorio soggetto alla Pieve di Falconara, la piccola chiesa, volgarmente rinomata “La Madonna del Barcaglione”, fu eretta ed edificata dalle fondamenta nel 1664 per volere della Nobil Donna Contessa Maria Scalamonti nei Fanelli.
Nel 1667 fu presentata una supplica, dalla predetta contessa, al Cardinal Conti, ove si chiedeva la licenza di concedere alle Reverende Madri di San Bartolomeo la gestione di detta Chiesa, da lasciar loro per testamento alla sua morte, con l’obbligo, però, di far celebrare dodici messe (all’anno) dai Padri riformati di Castel d’Emilio, dovendosi occupare, inoltre, della manutenzione delle suppellettili e dei riattamenti, necessari a causa di terremoti; in tal caso richiedeva loro di sospendere le messe, utilizzando gli introiti della rendita per riparare la ruina della chiesa.
Suddetta supplica venne accolta benignamente dal Cardinal Conti, e fu stipulato un regolare in strumento per rogito di Ciriaco Durante Cancelliere Vescovile.
Nel testamento è descritto inoltre, (1679) che la Contessa lasciava ai Padri Riformati di Castel d’Emilio l’ospizio contiguo alla Chiesa di Barcaglione, “fabbricato coi propri denari”, per quando vanno a celebrare le messe in detta chiesa, o per altre occorrenze “affinchè non possano essere cacciati da chicchessia”
Alla morte di Donna Catarina Felice Scalamonti, si richiede che detta porzione di casa vada alla Pieve di Falconara, con l’obbligo per il Pievano di celebrare venti messe all’anno e, occorrendo, riparare (risarcire) la suddetta chiesa, sacrestia ed ospizio; in tal caso, si racconta dell’atto testamentario, si deve tralasciare di celebrare dette messe e spendere il denaro per la riparazione necessaria.
Da questi documenti si evince dunque la data di costruzione della chiesa, 1664, la sua tipologia che si potrebbe dedurre costituita da un’aula ecclesiale, una sacrestia ed una casa ospizio contiguo, e la ripetuta necessità di dover provvedere a ripetute opere di manutenzione dovute “per causa di terremoto”
Nel documento si legge inoltre che, nell’anno 1683, essendo per le reverende madri di San Bartolomeo di peso e disturbo l’obbligo di celebrare le messe come indicato nel testamento della Scalamonti, si offrì il Pre. Giovanni Battista Cavalli, dell’Oratorio di San Filippo Neri, previo lo sborso di 150 scudi, di assumersi l’obbligo di mantenere e far riparare la suddetta chiesa a tenore, come riportato dallo strumento rogato da Giovanni Ionnini Cancellier Veste in data 11 marzo 1683.
Nel 1706, Pre Giovanni Battista Cavalli scrive una lettera alla sua erede Livia Scalamonti nei Fatati, ove stima di far cosa grata incaricare la sua congregazione del “peso” delle messe da celebrare nella chiesa di Barcaglione.
Passato all’eterno riposo, nell’anno 1707, si legge nel testamento del sacerdote di un lascito di due possedimenti a Monte Acuto a favore dei Padri Filippini ed una primogenitura del possedimento a Barcaglione, presso la Madonna del Barcaglione a favore della Casa Fatati, entrambi legati agli obblighi per la chiesa del Barcaglione. Si citano di seguito alcuni capitoli dell’archivio di Casa Fatati: xx “E poichè vicino a detta mia Chiesa della Madonna di Barcaglione, e sagrestia di essa, vi è una casetta con una cameretta, per mettere fascine e viti, ordino e comando a suddetti miei eredi, instituiti in perpetuo come sopra, che debbano lasciare una delle chiavi di detta casetta ai Padri di Castel D’Emilio, per servirsene d’ospizio quando andranno a celebrare… ed in altri tempi del loro bisogno… non intendo però privare i miei eredi del dominio…. (nel) caso che non andassero a celebrare… restituiscano la chiave… ordino, che i miei eredi faccino le porte nella cantinetta… ogn’anno sò fasci di viti… se ne servino li medesimi Padri… e nelle stanze della suddetta mia casetta dove dimorano li P.P predetti non debbano li miei eredi e successori mandarvi li servitori. “
Barcaglione dunque era un luogo molto frequentato dai Padri di Castel d’Emilio, la loro presenza è inoltre documentata dall’esistenza del paliotto dell’altare che si è conservato fino ai nostri giorni.
E’ possibile, come sostiene Padre Giancarlo Mandolini nel suo recente libro: “L’arte della scaglio/a nel barocco marchigiano”, che i Francescani, conoscendo la contessa ed i suoi eredi, prospettassero che un paliotto simile a quello della chiesa di Castel d’Emilio – che i Signori avevano visto ed ammirato in quella chiesa – sarebbe stato un decoro onorevole per la Chiesa al Barcaglione.
Continuando con il testamento del Pre Giovanni Cavalli, si legge come in maniera incisiva invitasse i suoi eredi a rendere agibile la fabbrica della chiesa e perpetuo il culto dedicato alla Madonna di Loreto.

XXIV “Così pure se per qualche accidente la suddetta chiesa… venisse a cadere, ovvero patisse… voglio che debba rifarsi, o risarcirsi… che sempre sia in buono stato, e piuttosto migliorata supplicando l’Eminentissimo Vescovo pro tempore a far eseguire questa mia mente, massime in quello che riguarda la medesima chiesa della Madonna Santissima di Barcaglione.
Signore Filippo Franchi 19 settembre 1707.
Nel 1719, come è riportato nel documento sopra citato,
“il Signore Franco Giacconi Pievano delle Torrette, e il Signore Paolo Presenti, fanno un attestato, che la chiesa prima piccola e a malta e tetto, ed in cattivo stato, e da poter durare poco tempo, fu rifabbricata di nuovo da fondamenti dal Signore D. Giovanni Battista Cavalli, con sagrestia a soffitto tutta a rena e calce, avendola dilatata alla giusta misura della S. Casa di Loreto con averla provveduta di buone suppellettili, rifusa di campana e di più essendo a piano e a tetto mezza rovinata, che si diceva Ospizio, la rifabbricò di nuovo riducendola a due stanze con altre particolarità e attestato in pubblica forma con la ricognizione del carattere fatta da Pietro Paolo Novelli Cancellier Veste lì 23 marzo 1719 – esiste nell’archivio di Casa Fatati al d00 n o Ill.”
Dopo la morte di Donna Catarina Felice, figlia di Flaminio Scalamonti e monaca professa del Monastero di San Bartolomeo, avvenuta nel 1730, porzione della casa passò in eredità alla famiglia Scalamonti, rappresentata dalla Nobil Donna Maria Scalamonti, figlia primogenita ed erede del fu Capitano Erminio Scalamonti e consorte del Nobil uomo Giovanni Antonio Bonandrini.
Nel 1759 la Nobil Donna si rese subito disponibile a spendere le somme della rendita dell’eredità per il riattamento della chiesa e dell’ospizio.
Nel rogito testamentario a firma de Signore Giovanni Ricci, in data 26 luglio 1766, si legge che il fu Signore Natale Fatati, avendo avuto particolare devozione per la chiesa dedicata alla Madonna di Loreto al Barcaglione, consapevole della decisa insussistenza del testamento del Cavalli, ordina che per quaranta anni in tutte le feste di precetto si celebri una messa nella suddetta chiesa.